Content o dati: siamo di fronte al grande dilemma che segue i business e i brand di oggi. Può un advertising nascere anche da un’analisi dei dati e delle preferenze del consumatore?
Spesso i creativi si interrogano se il loro lavoro possa ancora essere considerato un esercizio creativo, comunicare la unique selling proposition al consumatore e allo stesso tempo creare una campagna che sia anche valida dal punto di vista “artistico”, oppure se sia diventato in gran parte solo “accontentare delle richieste”.
Entrambe le visioni non sono completmanete corrette, perché decisamente estreme: in realtà, la figura del creativo e la figura dell analyst si completano a vicenda.
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Una creatività, in parte, può coniugare la parte più espressiva di un contenuto e le preferenze del consumatore, comunicate da un punto di vista analitico.
Come creatività e dati possono dunque collaborare? Ecco tre consigli per una perfetta content strategy.
Non è bello ciò che è bello. Ma è bello ciò che piace
Immaginiamo di essere in possesso di un contenuto per il nostro
eCommerce: a prima vista ci apparirà un’immagine oggettivamente bella, proporzionata e armoniosa.
Un content che noi, con l’occhio del business, percepiamo funzionale per il nostro messaggio e il nostro obiettivo.
Da un’analisi a posteriori potremmo però capire che il consumatore non ha avuto il nostro stesso pensiero e non ha compreso appieno ciò che volevamo comunicare.
Può succedere con il primo contenuto, ma è molto importante
monitorare costantemente le campagne, i comportamenti dei consumatori, e migliorare di volta in volta. I nostri utenti infatti cercano sempre di più contenuti personalizzati in base alle loro preferenze e sempre meno content generici.
Al posto giusto. Nel momento giusto
Non è nemmeno corretto pensare che tutti i contenuti possano essere posizionati
in tutti i media in nostro possesso.
Una campagna può essere efficace offline, soprattutto se si tratta di una campagna di brand puro, che deve colpire e attirare l’attenzione. La stessa creatività, online può non essere percepita nel modo giusto e il consumatore quando acquista online ha necessità di capire cosa stia acquistando, e qual è il vero valore di quel prodotto.
Un analyst può venire in aiuto al creativo, aiutandolo a capire quale contenuto sia adatto a quale mezzo, e come differenziare e sviluppare delle
creatività ad hoc.
Immaginare e creare. sempre
A oggi diverse agenzie e brand marketing manager guardano con sospetto alle analisi di dati, come se queste rappresentassero un argine per le loro doti creative.
In realtà la parte più artistica non va frenata, anzi alimentata in continuazione, ed è l’area che determina al meglio la percezione esterna di un brand e il
suo valore.
Bisogna pensare al dato come al carburante di una macchina: più informazioni si hanno sui gusti e le preferenze del proprio pubblico, più diventa facile avere in mente l’obiettivo di comunicazione, e più sarà di valore il lavoro fatto dalla parte creativa del business.