Marketing tips: differenze tra paid, owned ed earned media
Il successo di un brand passa (anche) da un corretto mix di investimenti media
27 Luglio 2023
L’aumento dell’importanza dei social media e delle digital PR ha portato i brand a cercare marketing tips per raggiungere il successo e coinvolgere i propri clienti attraverso investimenti mirati. Oggi per un brand è diventato essenziale essere presente ovunque il cliente possa cercarlo, sfruttando le opportunità di paid, owned ed earned media. Ognuna di queste tre categorie ha le proprie specificità ed offre opportunità di arrivare al target.
Marketer tips: partiamo dalle parole chiave
Negli ultimi anni il linguaggio del marketing si è evoluto fino a diventare un vero e proprio gergo, che ai più può a volte risultare ostico. Per ogni marketer che si rispetti è comune incontrare termini come paid, owned ed earned all’interno di una media strategy. Ma non diamo nulla per scontato e approfondiamo insieme questo tema. Ripartiamo dalle basi e da una panoramica sul significato di ciascun termine.Paid media
Questa prima categoria include tutti i media che vengono attivati a pagamento. In questo calderone troviamo un’ampia forbice di canali: dall’adv tradizionale – stampa, annunci radiofonici e televisivi o i cartelloni pubblicitari -, a quello online con annunci sui social media o quelli sulle pagine dei risultati dei motori di ricerca, gli annunci display sui siti web. In parole povere: tutti gli spazi in cui un brand può pianificare la programmazione dei propri contenuti, dietro il pagamento di un fee concordato. È lo strumento ideale per raggiungere un target specifico. Inoltre, permette di avere il controllo totale sui contenuti che vengono creati o approvati dal brand prima della messa online.Owned
In Owned includiamo tutti i canali di proprietà del brand: dal sito web, ai post del blog, i social media e l’email marketing. Si tratta di un mix potente all’interno di una strategia di marketing perché è possibile, attraverso un lavoro di storytelling e creazione dei contenuti, controllare completamente chi li vede, attraverso l’analisi degli insight o degli analytics. Infatti, se è necessario prevedere un budget per i contenuti a pagamento e non è possibile controllare quelli guadagnati (earned), d’altro canto è sempre possibile creare contenuti per raggiungere il target in maniera organica.Earned media
Gli Earned media, infine, sono tutti i media “guadagnati”, attraverso una strategia di comunicazione ed il lavoro di PR e digital PR. In poche parole, è quando altre persone parlano di un brand senza ricevere per questo un compenso: influencer, giornalisti, PR, ma anche review spontanee oppure brand lover che condividono spontaneamente i contenuti.Marketer tips: come integrare le tre leve?
Una volta chiarito il significato dei termini, appare evidente come ognuno di questi tre tipi offra ai marketer una vasta gamma di approcci e canali. Se in passato sono stati i paid media a farla da padrone, assistiamo ad un cambiamento che porta ad una sempre crescente importanza dei cosiddetti earned media, in parallelo ad una maggiore attenzione nella gestione dei canali di proprietà.Pianificare gli obiettivi del brand
Non esistono due individui perfettamente uguali, e lo stesso discorso si applica anche ai brand. È per questo essenziale conoscere le caratteristiche, i punti di forza, le opportunità e le debolezze del proprio brand per andare a pianificare al meglio la propria media strategy.- I paid media possono aiutare il brand a posizionarsi, andando ad intercettare un determinato target attraverso il canale più adatto;
- I canali di proprietà offrono invece la possibilità di stabilire e consolidare un dialogo con il target già raggiunto, trattenendone l’attenzione attraverso lo storytelling e il content marketing;
- Le PR ed in generale gli earned media consentono di lavorare sul passaparola, la più antica ma sempre attuale leva che permette di andare a costruire la credibilità del brand.