Storybizz, una storia d’amore per lo Storytelling nata tra i banchi di Ninja Academy
13 Aprile 2017
Questa è la storia di un grande amore: l’amore di un gruppo di intraprendenti studenti Ninja per lo storytelling.
Storybizz, infatti, è il progetto di Podcast dedicato allo storytelling nato al termine di uno dei corsi online di Ninja Academy, dalle menti creative e dalle voci di Nicola Di Grazia e di cinque brillanti dame dello storytelling: Anna Caccia, Silvia Graca Rita Floris, Federica Rondino, Samantha Cicchelero e Ginevra Villa.
Il racconto di questa bella avventura abbiamo preferito farvelo raccontare in prima persona, direttamente dai protagonisti, a cui abbiamo chiesto anche quale segno ha lasciato Ninja Academy nello loro esperienze professionali e personali.
Come nasce l’idea di Storybizz e di parlare di storytelling in un podcast? Quale valore aggiunto volete comunicare rispetto a libri, articoli e lezioni?
Nicola: Storybizz è una costola nata dall’eden creativo che fu il Corso Online di Corporate Storytelling di Ninja Academy nel 2016. Come partecipanti, ci conoscevamo solo virtualmente, online. Ma molti di noi, con il procedere degli esercizi del corso, hanno iniziato a sentire affinità inaspettate. Alla fine, per non perdere questa energia, ho pensato di proporre qualcosa per dare continuità: creare assieme un podcast che parlasse di storytelling per il business. Una decina di persone del corso si dissero interessate. Abbiamo deciso assieme il nome Storybizz, l’immaginario visuale, definito personas, creato un primo calendario editoriale. Al debutto del podcast, a febbraio 2017, siamo arrivati in sei ed eravamo decisamente eccitati. Anzi, eccitate dovrei dire, perché il gruppo è in predominanza femminile. Il valore aggiunto di questo podcast è duplice. Primo: in Italia ci sono blog, libri e altri media sullo storytelling ma non c’è ad oggi un podcast dedicato. Per me, assiduo ascoltatore di podcast nel tragitto mattutino casa-lavoro, questa è una mancanza. Anche facendo delle ricerche ho riscontrato che i podcast sono un trend in ascesa. Il secondo punto, forse è ancora più importante. La voce è un elemento chiave per narrare fiabe e storie, con pause, ritmo, cambi di tonalità. Nei miei ricordi profondi una storia è principalmente raccontata da una voce. Quella di mio padre. Una voce narrante, da sola, lascia lavorare l’immaginazione dell’ascoltatore più che con il video. Quindi un podcast che parla di storytelling può avvalersi di questi elementi interessanti. Non a caso, in molte puntate del podcast, ci prefiggiamo di narrare delle storie, sempre attinenti all’argomento della puntata.Qual è secondo te il senso profondo della narrazione e come è possibile tradurlo in uno storytelling aziendale?
Nicola: Il senso profondo della narrazione è dare senso a noi stessi. Siamo umani perché abbiamo l’istinto a narrare, ci raccontiamo e ci ricordiamo delle storie da millenni. Con queste ci diamo una identità, capiamo le nostre radici, ci orientiamo nel futuro. Questo si può applicare anche in ambito aziendale: soprattutto per esprimere l’identità di un’azienda, il suo credo. Se un’azienda non sa il perché di quello che sta facendo, i suoi valori, sarà anche difficile creare storytelling attorno ad essa. La sua personalità sarà indefinita, con perdita di brand awareness e lealtà alla marca.Prima del corso in Corporate Storytelling sapevi già di essere uno Storyteller?
Nicola: Credo di sì. Oggi mi occupo di marketing e prima ero un videomaker. Con il video, il mio terreno preferito è creare cortometraggi fiction, curando tutte le tappe, dalla scrittura di una sceneggiatura, direzione degli attori e post produzione. Ho avuto l’opportunità di vincere dei premi in festival di cortometraggi sia in Italia che in Brasile.Tre effetti che il Corso in Corporate Storytelling ha avuto sul tuo lavoro.
Anna:- Il primo è stato sicuramente quello di proporre la realizzazione di un video promozionale per raccontare il servizio multimediale, di cui mi occupo, basandomi il più possibile sulle tecniche narrative apprese.
- Il secondo è stato quello di seguire un corso sulla suite Adobe Premiere Pro Creative Cloud, per capire di più le potenzialità del software.
- E il terzo quello di iscrivermi ad una altro corso della Ninja Academy (!) sul Content marketing per dare un taglio ancora più pratico al percorso intrapreso, perché penso che ogni brand debba fare i conti anche con i numeri e il mercato, anche se si occupa di cultura.
- il più importante effetto è stato sul lato personale: mi ha riacceso una curiosità sopita e mi ha fatto aprire gli occhi su molti aspetti della realtà.
- mi ha fatto capire quanto “non so”e quanto sarebbe bello e importante sapere. Sono una “malata” di studio di natura, ma dopo questo corso i libri in casa si sono moltiplicati e ho in mente di tornare “sui banchi di scuola”.
- professionalmente: affronto i lavori con un occhio diverso, cercando di inserire qualcosa di quanto appreso. Mi è stato da poco commissionato un lavoro social e il progetto che ho proposto ha tanto di quanto ho studiato durante il corso: spero che me lo approvino.
- Migliore utilizzo delle immagini: dovendo preparare articoli per blog business, ho imparato a capire quali sono le tecniche e le dinamiche di costruzione di un’immagine visuale, per colpire l’immaginario dell’utente = lettore = spettatore
- Cambiare il punto di vista: per mettermi nei panni del mio lettore, costruendo un discorso a partire da cosa interessa a lui, rendendolo partecipe
- Crescere: la necessità urgente di capire come costruire un mondo immaginario di marca, quale tone of voice scegliere completo dell’immaginario visuale