Le dating app sono davvero libere come pensiamo?
Nonostante le tante iniziative comunicative, su Tinder continuano i casi di ban nei confronti di transgender
22 Novembre 2019
- Sono considerate transgender tutte quelle persone che hanno un’identità o un’espressione di genere diversa da quella con cui sono nati
- I marchi Gillette e Dove hanno preso posizione e si sono schierati dalla parte della “non diversità”
- A differenza di Tinder, Instagramè diventata una galleria conoscitiva con comunicazione diretta attraverso le stories
Le dating app bannano ancora la libera identità di genere
Pur avendo più di 50 opzioni di genere aggiunte negli ultimi tempi, diverse persone definitesi queer nei loro profili si sono viste oscurare il proprio profilo. Bannate da Tinder. Colpa delle segnalazioni da parte di altri utenti non tolleranti verso la diversità? Colpa di una cattiva gestione del customer care che oltre a scusarsi non sa cosa fare? Fatto sta che sulle dating app di certo non si può ancora parlare di piena integrazione.Transgender, ruoli e sensibilizzazione
Torniamo di nuovo su un argomento focale degli ultimi tempi: l’inclusività e sensibilizzazione. Molti sono stati gli impegni a favore di tematiche come quella dell’uguaglianza di genere da parte di brand e aziende nelle loro politiche e soprattutto nella loro comunicazione. Eppure, all’atto pratico, le discriminazioni a riguardo sembrano avere la meglio. Supportate da feroci hater che attaccano etichette e strappano sensibilità ad un mondo che vuole rivelarsi nel suo vero essere. Transgender, non binari, queer: fanno parte della contemporaneità che, seppur poco conosciuta, si propone come autentica. E questo, le grandi aziende attente alle esigenze dei clienti e a veicolare messaggi positivi, lo hanno già dimostrato. Brand e pubblicità attraverso i loro messaggi e le loro storie ci aprono a nuovi punti di vista, a nuovi ruoli, a nuovi linguaggi, a nuove dinamiche, sia etiche che sessuali. Dall’altro lato, i clienti richiedono connessioni sempre più personali ed emotive con i marchi, sostenendo e riconoscendosi nei valori di un’azienda anche attraverso i prodotti offerti. Marchi come Gillette e Dove, già hanno mostrato al pubblico un’apertura per una “non diversità”, includendo nei loro racconti persone transgender, a dimostrazione che ogni identità affronta la quotidiana ridefinendo i ruoli e andando ben oltre gli stereotipi di genere. https://www.youtube.com/watch?v=9dE9AnU3MaI Anche brand di moda come Victoria’s Secret o Zalando e recentemente Chanel e Louis Vuitton hanno aperto le passerelle a modelli queer.Social e inclusività
Molte persone, stanche di leggere profili con contenuti discriminatori e frustrate a causa dei problemi di privacy dettati dai vari regolamenti sulla sicurezza, hanno trovato invece un ambiente più confortevole su un’app che per appuntamenti non è. Instagram funge così da galleria conoscitiva, in cui la comunicazione avviene in modo diretto e grazie alle stories, offre anche un contenuto interazionale. Instagram sembra essere una buona alternativa rispetto alle app in cui i transgender lamentano di essere vittime di discriminazioni e offese o che finiscono per essere automaticamente banditi per aver semplicemente dichiarato se stessi. Anche con l’impegno dimostrato negli ultimi anni da Tinder per rendere la sua piattaforma più inclusiva, il cammino è ancora troppo pieno di azioni discriminatorie e di pregiudizi.Si presuppone nelle migliori speranze che debba essere la società soprattutto attraverso le sue estensioni, come i social, ad avere il ruolo di informatore, educatore e promotore dell’affermazione dell’identità personale di ognuno, verso la propria libertà. LEGGI ANCHE: Il nuovo spot di GCDS con Sophia Loren e Barilla che parla di inclusività e diversità