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  • Una Top Ten dei marketing moments 2010

    22 Dicembre 2010

    Concludiamo le riflessioni sul branding, sull’advertising e sul marketing ripensando ai momenti che hanno segnato il 2010. Ecco le campagne, gli avvenimenti, i prodotti e i brand che, in bene o in male, nel giro di un anno sono ormai parte della storia!

    10 – Pepsi abbandona il SuperBowl ed investe nei social media

    Se uno dei giganti del mercato di consumo disinveste 20 milioni di dollari nei minuti on air più preziosi dell’anno pubblicitario statunitense, è già una notizia di per sé. Ma se quello stesso investimento viene dirottato su di un imponente progetto sui social media, la cosa si fa ancora più eclatante. Nasce nel 2010 il Pepsi Refresh Project ed alla base vi è la convinzione di estendere la vita del budget pubblicitario da 30 secondi ad un anno di engagement; a metà tra crowdsourcing e cause marketing, gli utenti possono proporre migliaia di idee “rinfrescanti” per cambiare il mondo e che competeranno per vincere fondi dai 5,000 ai 250,000 dollari, in categorie come Arte e Cultura e Quartieri locali.

    9 – Lady Gaga ed il marketing

    C’è chi dice che Lady Gaga è la killer app di Youtube, così come a suo tempo lo furono Michael Jackson e Madonna per MTV. Dal music video product placement alla forte differenzazione, dal CRM con i fan “mostri” ad esperienze live sold out, dallo sfruttamento dei social media alla vicinanza a cause sociali, Lady Gaga (ed il suo team) hanno molte valide lezioni di marketing da impartire ai settori merceologici più disparati. Nel frattempo, il suo Bad Romance è arrivato in cima alla classifica Youtube dei video più visti in assoluto (dal 23 novembre 2009 ad oggi vi sono 321,664,884 visualizzazioni) ma ha sofferto la competizione con un’altra “Youtube sensation“, Justin Bieber.

    8 – Ikea Facebook Showroom

    Basta poco per dettare legge su come vanno create ed eseguite le campagne pubblicitarie su Facebook. Per creare awareness sull’apertura di un nuovo negozio a Malmo, IKEA ha dimostrato la sua bravura nell’utilizzo del più grande social network: ha piegato alle sue esigenze creative le funzioni già presenti sul sito come il photo tagging (molto cost effective!); ha creato senso d’attesa ed anticipazione; ha sfruttato la condivisione del news feed per far sì che ogni utente si facesse personalmente promotore dell’iniziativa agli occhi della propria rete personale.

    7 – Puntare alle passioni sportive: Heineken Auditorium & Gatorade Replay

    Spiccano, nel 2010, due campagne davvero brillanti che hanno in comune la passione sportiva del target. Concepite rispettivamente da JWT Italia e TBWAChiatDay LA, hanno entrambe sfigurato a Cannes: Heineken ha utilizzato la tattica del fake per guadagnare un’infinità di spazio sugli earned media, Gatorade ha spinto sulla leva della nostalgia per focalizzare l’importanza di non abbandonare mai la propria sportività. (Clicca qui e qui per ingrandire le immagini).

    6 – Bogusky lascia l’advertising

    Un genio creativo, uno dei pochi veri Mad Men dei nostri tempi nonchè pubblicitario dietro il Marketing Moment n° 8 del 2009, Alex Bogusky ha stupito l’intera industry quando a luglio ha deciso di dimettersi da Crispin Porter & (appunto) Bogusky. Con una buonuscita da 38 milioni di dollari, viene da chiedersi il perché. Ha dichiarato di volersi dedicare alla sostenibilità ambientale ed ha ammesso che le sue preoccupazioni sul settore industriale del food lo hanno spesso portato al conflitto con i clienti CP+B (tra cui Burger King e Domino’s Pizza). Oggi Bogusky prova a riposizionarsi come consumer advocate perché, come spiega nel suo nuovo sito Fearless Revolution, intravede l’opportunità per i consumatori di riprendere pienamente il controllo su ciò che consumano, anche grazie ad internet.

    5 – I Mondiali più virali della storia!

    Sud Africa e memi, una combinazione vincente. Proviamo a rinfrescarci la memoria: Waka Waka, Write the Future (con annessa maledizione), le vuvuzela (con annesso tasto dedicato su Youtube), la Coca Cola Celebration (con annessa colonna sonora), Larissa Riquelme dal Paraguay (con annesso portacellulare), le tifose olandesi in arancione per la birra Bavaria e.. come dimenticare il compianto Polpo Paul: ad un certo punto, l’unica ragione d’esistere per la fierezza italiana ai Mondiali.

    4 – Social media Events

    Anche in questo caso basta passare in rassegna quanto i social media abbiano avuto un impatto sugli eventi di cronaca ed attualità più rilevanti dell’anno. Dal fund raising per Haiti alla tardiva reazione di JetBlue sul caso Steven Slater, dal coverage (ir)responsabile del disastro BP e delle inevitabili parodie al salvataggio dei minatori cileni: il tratto comune, novità peculiare del 2010, è la capacità dei social media di aggregare, creare consapevolezza ed influenzare brand perception&sentiment sugli avvenimenti umani.

    3 – Now back at me, Old Spice!

    Video virale dell’anno, sicuramente per creatività, impatto e diffusione. In un’epoca in cui i brand characters stentano a nascere e ad affermarsi, l’Old Spice Guy si è imposto nell’inconscio di uomini e donne in tutto il mondo. Mentre i pareri si dividevano (vende o non vende? quali lezioni ci insegna?), ecco che Isaiah Mustafa fa il passo successivo: una campagna tweet-generated e personalizzata per i blogger. Un’icona pop per un brand di bagnoschiuma da revitalizzare: niente male!

    2 – WikiLeaks

    Il caso mediatico, politico ed istituzional-internazionale dell’anno. Chi è che non ne ha sentito parlare? Se non l’hai già fatto, leggi gli speciali pubblicati su Ninjamarketing che hanno scomposto ed analizzato il caso da diversi punti di vista: quello virale, quello dei social media, della brand image ed, infine, della psicologia e dell’archetypal branding. La lezione di marketing? Mai sottovalutare l’importanza, anche irruente, della trasparenza.

    1 – iPad

    Per finire, il prodotto dell’anno. La sua storia è ancora tutta da scrivere, sebbene siano già note le potenziali rivoluzioni nel campo dell’editoria, del retail, degli e-catalog, del personal entertainment e del consumo di contenuti. E’ vero, come tutti i grandi prodotti, polarizza le coscienze dei consumatori (mi serve davvero? a che serve?) ma una cosa è sicura: Steve Jobs ha di nuovo fatto centro. {noadsense}