Anche quest’anno, la Apple ha rilasciato il nuovo Supplier Responsibility Report, il rapporto che analizza le performance dei propri fornitori e ne valuta eventuali violazioni all’interno di settori importanti come il rispetto dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Ebbene, probabilmente i risultati non sono quelli che ci saremmo aspettati: nonostante in diversi settori le performance siano migliorate rispetto al 2016, l’azienda ha riscontrato per il 2017 ben 44 violazioni fondamentali delle sue norme sul lavoro, il doppio rispetto all’annualità precedente.
I dati (in breve)
Di cosa stiamo parlando nello specifico? Nel suo rapporto, Apple ha esaminato
756 impianti dei suoi fornitori presenti in
30 Paesi, coprendo il 95% di quelli legati alla sua filiera produttiva.
Tra questi,
197 fornitori sono stati controllati per la prima volta.
Parlando delle prestazioni generali degli impianti visitati, il colosso hi-tech ha riscontrato un calo del 71% di quelli che vengono considerati
low performers, cioè coloro che ottengono una valutazione pari o inferiore a 59 punti su 100 nella classifica stilata da Apple; al contempo sono aumentati del 35% gli
high performers, cioè quelli con valutazione compresa tra 90 e 100 punti.
Il passaggio più rilevante del rapporto riguarda le
condizioni di lavoro dei fornitori e le “violazioni fondamentali” delle normative aziendali; nel 2017 ne sono state registrate ben 44, il doppio rispetto all’anno precedente.
Sotto accusa il
rispetto della settimana lavorativa di 60 ore di Apple, sceso al 94% dei fornitori dal 98% del 2016. Ci sono stati ben 38 casi di
falsificazione dei dati relativi alle ore di lavoro nel 2017, rispetto a nove casi dell’anno precedente.
Per l’azienda, questo aumento è stato determinato dal fatto che, nel 2017, sono subentrati nuovi fornitori e si è iniziato a tenere traccia dei dati relativi all’orario di lavoro di 1,3 milioni di dipendenti, il 30% in più rispetto agli anni precedenti.
Tra i casi “incriminati”, anche quello che ha visto il
versamento di una somma di denaro da parte di dipendenti stranieri per poter lavorare all’interno dell’impianto. Apple ha imposto che le somme fossero rimborsate ai lavoratori: ciò ha comportato costi vicini ad
1 milione di dollari ad un impianto che si è affidato ad una società esterna per reclutare 700 lavoratori filippini.
Sul versante tutela della salute, nessuna particolare anomalia riscontrata: i fornitori riescono ad ottenere un punteggio medio di 90 punti su 100 in questo campo.
Inoltre, nel contesto del rapporto, il colosso di Cupertino ha reso noto il lancio di un’
iniziativa per la salute delle donne presso gli stabilimenti dei fornitori, a partire dalla Cina. L’ambizioso obiettivo? Raggiungere 1 milione di donne entro il 2020 e migliorare le loro condizioni di vita.