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  • Assume That I Can, lo spot sulla sindrome di Down che ha conquistato tutti

    Chi decide quale persona può raggiungere o meno i propri obiettivi? I pregiudizi sono sempre dietro l’angolo

    21 Marzo 2024

    Assume That I can, “Supponi che io possa”, questo è il filo conduttore dello spot che ci accompagna in un piccolo viaggio nella quotidianità di un’adolescente con la sindrome di Down.

    Una quotidianità che, però, non ha niente di “normale” e non di certo perché a parlare è una disabile.

    Si presuppone infatti che le persone con diverse abilità non siano in grado di svolgere attività normali alla pari degli altri, finendo così per essere escluse dalla possibilità di raggiungere obiettivi soddisfacenti Dall’istruzione, allo sport, all’indipendenza personale: per molti è forte il preconcetto che la disabilità sia l’ostacolo mentale o fisico che non permette a chi ne è affetto di avere una giusta istruzione, una buona preparazione sportiva, una relazione affettiva.

    A tutti gli effetti, dunque, si nega l’opportunità di essere inclusi nella società.

    Il focus sulla Sindrome di Down

    In occasione della Giornata Mondiale della Sindrome di Down l’associazione CoorDown (Coordinamento Nazionale delle Associazioni delle Persone con Sindrome di Down) lancia insieme all’agenzia creativa Small, lo spot Assume that I can.

    L’associazione non è nuova a questo tipo di azioni, basti ricordare lo spot dello scorso anno Ridiculous Excuses Not To Be Inclusive in cui una raccolta di scuse ridicole evidenzino come l’inclusività sia ancora ben lontana dall’essere realmente attuata.

    Assume that I can del 2024 non è un semplice spot ma una vera e propria campagna internazionale di sensibilizzazione che mira ad abbattere tutti quei confini costituiti da stereotipi che non permettono a chi è affetto da disabilità di poter costruire in piena libertà la propria vita.

    Presupporre equità nelle opportunità

    Libertà, sì, perché i pregiudizi che limitano le concrete potenzialità delle persone con sindrome di Down impongono un invisibile campo d’azione che inevitabilmente finisce per restringere le scelte entro cui queste persone possano muoversi per poter realizzare la propria vita.

    Nello spot diretto da Rich Lee si mostra in modo ironico il punto di vista di una giovane affetta dalla sindrome di Down. Un punto di vista pungente che, attraverso le parole espresse, mette in risalto come le basse aspettative delle persone “normali” nei confronti della sua disabilità siano proprio l’elemento di esclusione alla normalizzazione della sua vita.

    Se un professore presuppone, appunto, che lo studio di Shakespeare sia troppo difficile da comprendere, non glielo lo insegnerà.

    Se si dubita delle sue capacità di vivere da sola, di poter bere un cocktail o di praticare uno sport, le opportunità di scelta, di crescita e di inserimento nella società saranno totalmente limitate.

    spot sindrome di down Assume that I can

    La ragazza però ribalta il punto di vista con l’affermazione Supponi che io possa. Cosa succederebbe se imparassimo a pensare in modo diverso e superare quei pregiudizi?

    Se si presume che non ci siano ostacoli e se avessimo maggiore fiducia, questo nuovo atteggiamento avrà un impatto positivo negli altri, permettendo loro quella apertura e quella opportunità positiva per raggiungere anche obiettivi inaspettati.

    La profezia autoavverante per l’inclusione

    Lo psicologo e sociologo statunitense Robert K. Merton nel 1948 affermava che se si è convinti che una data cosa dia un certo risultato, i comportamenti e le credenze faranno sì che quel pensiero si avveri.

    Il messaggio della campagna ci suggerisce proprio questo: se proviamo ad immaginare un risultato positivo anziché negativo, il processo mentale porterà alla concretizzazione di una realtà che influenzerà e determinerà quel risultato.

    Ed è proprio questo ciò che la protagonista dello spot ci esorta a fare. Se pensiamo che la disabilità non sia una silente negazione alla vita potremo vedere al di là dei nostri limiti e lasciare positivamente aperte nuove possibilità realizzabili da chiunque.

    coor down spot assume that I can

    La campagna lanciata prima sui social e poi su tutte le piattaforme digitali sostiene la Giornata Mondiale della Sindrome di Down fissata per il 21 marzo.

    La scelta della data fa riferimento al 21esimo cromosoma, quello in più, caratterizzante proprio di questa sindrome. Ancora una volta un messaggio per eliminare gli stereotipi; per eliminare quei concetti costruiti che minano, escludono e distruggono le opportunità sociali.

    In un contesto come quello attuale in cui i riflettori sono puntati proprio sull’equità e sull’inclusione, è ancora forte l’esigenza di creare una nuova cultura delle diversità attraverso il rispetto di ogni singolo individuo.

    Imparare a lasciare dietro il pregiudizio significa credere che ogni scelta conduca verso un grande obiettivo: quello di far sentire ciascuno libero e soddisfatto della propria individualità.

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