Quattro chiacchiere con Shigetaka Kurita, il papà biologico delle emoji
Nel 1999 crea le prime 176 emoji ispirandosi ai manga, ai caratteri cinesi e ai segnali stradali
14 Ottobre 2016
Nel 2015 è stata eletta parola dell’anno dall’Oxford Dictionary, negli ultimi mesi abbiamo visto quella con le sembianze di una tipica pietanza spagnola, mentre Facebook ci ha concesso la possibilità di esprimere più emozioni diverse sotto gli status discutibili dei nostri amici virtuali. Di cosa stiamo parlando? Della star delle nostre comunicazioni quotidiane:le emoji.
Entrate a gamba tesa nei nostri telefoni, tablet, pc e non solo ora gli utenti possono scegliere tra oltre 1.800 emoji diverse. Ma non è tutto. È possibile deciderne il colore della pelle, il sesso e l’espressione. Inviare esclamazioni, gesti, così come oggetti, cibi, bevande. La più utilizzata in assoluto? Quella che rappresenta una faccia che ride fino alle lacrime.
Ci arrabbiamo, amiamo, ridiamo, litighiamo, urliamo, gioiamo, pensiamo, mangiamo. Lo facciamo sempre e molto spesso lo facciamo con le emoji. È molto facile intuire l’importanza che questi simboli, che tanto amiamo, ricoprono sempre più anche nelle strategie di marketing e nelle social media strategy.
Qualche dato? Le faccine sono utilizzate abitualmente dall’84% delle donne presenti e attivi sui social e dal 75% degli uomini. Quattro utenti su cinque di età compresa tra i 18 e i 65 anni utilizza le emoji nelle conversazioni social. Dati alla mano, quello delle emoji è un fenomeno inarrestabile. Ma oggi vogliamo fare un passo indietro, vogliamo parlare di quando, anche se esteticamente meno attraenti, le emoji sono comparse per la prima volta sui nostri display in modo anche piuttosto casuale.
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Abbiamo scambiato quattro chiacchiere in giapponese, si avete capito bene, con Shigetaka Kurita il papà biologico delle prime 176 emoji. Kurita si è ispirato ai manga, ai caratteri cinesi e ai segnali stradali per creare delle icone di 12×12 pixel. In molti hanno scritto della vicenda ma in pochi sono riusciti veramente a farsi raccontare quello che c’è dietro una delle invenzioni che ha rivoluzionato il modo di comunicare. Noi lo abbiamo fatto per voi.
Era il 1999 e Kurita, ora membro del CDA di Dwango, faceva parte del team di sviluppo di NTT DoCoMo, uno dei maggiori operatori di telefonia mobile di tutto il mondo e prima azienda del settore in Giappone.