Nuovo scandalo per Facebook, condivide i dati con i produttori di smartphone
Il punto dolente di questi accordi è senza dubbio la mancata trasparenza
4 Giugno 2018
Facebook avrebbe stretto accordi con almeno 60 produttori di smartphone negli ultimi 10 anni, tra cui i big player Apple, Amazon, BlackBerry, Microsoft e Samsung, permettendogli di accedere a una enorme quantità di informazioni personali.
Perché Facebook avrebbe stretto questi accordi
Il punto dolente di questi accordi è senza dubbio la mancata trasparenza: secondo il New York Times, che ha lanciato la notizia, le partnership non sono mai state segnalate, dunque non può essere chiarita la portata dei dati trasmessi e utilizzati, né il modo in cui sono stati impiegati. Alcuni produttori di dispositivi mobili sono stati in grado di accedere a informazioni relative a contatti di persone che ritenevano di aver vietato qualunque intromissione attraverso gli strumenti a tutela della privacy.
Le aziende avrebbero utilizzato questi dati per la realizzazione di tutta una serie di intrattenimenti: dalle app per utilizzare i servizi di Facebook installate sui dispositivi (Messenger, Gestore di Pagine etc.), fino ai servizi integrati nel social stesso, pulsanti e rubriche.
Le informazioni personali di decine di milioni di utenti di Facebook sarebbero quindi state usate, ancora dopo il caso Cambridge Analytica, senza l’esplicito consenso dei possessori. La maggior parte delle partnership è ancora in vigore, anche se Facebook ha iniziato una graduale diminuzione delle collaborazioni.
Nonostante le scuse, le audizioni al Congresso degli Stati Uniti e la visita in Europa, l’azienda di Mark Zuckerberg non ha ritenuto importante rivelare l’esistenza di questi accordi. I portavoce di Facebook hanno affermato che partnership erano regolate da contratti che limitavano strettamente l’uso dei dati, compresi quelli archiviati sui server dei partner. Hanno aggiunto di non essere a conoscenza di casi in cui le informazioni erano state utilizzate in modo improprio.
Quali informazioni avrebbe ceduto Facebook
I test del Time hanno dimostrato come alcuni produttori di dispositivi partner della piattaforma potessero acquisire informazioni personali sugli iscritti, come le preferenze politiche e sessuali, e la partecipazione agli eventi. Gli stessi dati che erano stati ceduti prima dello scandalo Cambridge Analityca.
Secondo Facebook, i device sono naturali estensioni del servizio, perché permettono alle persone di accedere a Facebook e non sarebbero dunque estranei all’azienda. In questo caso, secondo l’azienda, i produttori sono liberi di acceder ai dati, anche a quelli per cui sono previste restrizioni.
Il punto di vista di Facebook secondo cui i produttori di dispositivi non sono estranei consente ai partner di andare oltre, The Times ha scoperto: possono ottenere dati sugli amici di Facebook di un utente, anche quelli che hanno negato a Facebook il permesso di condividere informazioni con terze parti.
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