Cosa non deve mancare nella cassetta degli attrezzi del Growth Hacker
25 Giugno 2018
Raffaele Gaito e Luca Barboni hanno entusiasmato la classe del Corso in Growth Hacking & Performance Marketing sin dalle prime lezioni, introducendo concetti e punti chiave fondamentali per capire come diventare Growth Hacker.
Prima di tutto il prodotto/servizio deve avere valore, altrimenti possiamo usare le migliori competenze, ottenendo sempre scarsi risultati.
Il processo di growth hacking si basa, infatti, su esperimenti che devono essere misurabili, ripetibili e scalabili e ogni esperimento prevede un loop di 4 fasi: analisi, ideazione, prioritizzazione ed esecuzione.
Il funnel dei pirati
Il viaggio è iniziato con la scoperta del funnel dei pirati: il framework ideato da McClure che schematizza il ciclo di vita dell’utente in sei fasi:
1. Awarness: l’utente scopre l’esistenza del prodotto/servizio
2. Acquisition: l’utente si iscrive
3. Activation: l’utente usa per la prima volta il prodotto/servizio
4. Retention: l’utente continua ad usare il nostro prodotto/servizio
5. Revenue: l’utente paga, diventando quindi cliente
6. Referral: il cliente invita altri, diventa nostro testimonial
Le iniziali di tutte le fasi formano la parola“AAARRR”, che ricordò a McClure il grido di Capitan Uncino e da lì prende il nome di Funnal dei Pirati.
Bisogna lavorare ad uno step per volta, seguendo un percorso data-driven, ossia prendendo decisioni basandosi sui dati.
L’importanza delle metriche per un Growth Hacker
In ogni momento del funnel dobbiamo avere delle metriche da analizzare, ma non possiamo analizzarle tutte! A seconda del nostro business e di ciò che prevede la nostra strategia, bisogna individuare la metrica per noi più importante e monitorarla: dobbiamo farci ossessionare dalla O.M.T.M. (One Metric That Matters)
Inoltre bisogna imparare a calcolare cinque metriche fondamentali:
1. C.A.C. (customer acquisition cost): quanto ci è costato acquisire un cliente? Non esistono clienti a costo zero perchè ci sono sempre costi diretti e indiretti di cui tenere conto.
2. LTV (lifetime value): il valore dell’utente durante la sua vita sul nostro prodotto: quanto ha speso e quanto abbiamo guadagnato?
3. CHURN RATE: tasso di abbandono del nostro prodotto
4. ARPU: spesa media per ogni utente
5. K-FACTOR: il fattore virale del prodotto
Il message match della landing page
La Landing Page è lo step iniziale in cui acquisiamo un utente e in cui gli chiediamo alcuni dati: il suggerimento è quello di chiederne pochi, magari il nome e l’indirizzo e-mail ed è fondamentale che non si venda al primo contatto! Più dati si chiedono e meno lead si ottengono. Alcuni tra i lead magnets più utilizzati sono i webinar, file excel precompilati, video, tools, sconti e versioni demo di software.
Il message match della landing page è la caratteristica principale: è fondamentale che ci sia coerenza tra landing page e relativa campagna, bisogna quindi usare gli stessi elementi (immagine, colori, copy e call to action) per non disorientare l’utente e dare un senso di continuità.
Hard Data e Soft Data
Bisogna fare una distinzione nella tipologia dei dati da analizzare durante la nostra strategia: è necessaria un’analisi quantitativa e qualitativa degli elementi.
Gli hard data sono i dati oggettivi, quelli numerici che ci comunicano cosa sta accadendo.
I soft datasono i dati qualitativi che si riferiscono al motivo per cui sta accadendo e sono importantissimi per poter intervenire. Come facciamo ad individuare i soft data?
Ci sono diversi strumenti da poter utilizzare, con il supporto di alcuni tools:
– interviste (live chat)
– sondaggi
– registrazione delle sessioni di navigazione sul sito
– usability test del nostro sito
– heatmap: quali sono le zone del sito in cui l’utente staziona per lungo tempo?
Tutti questi elementi aiutano a scoprire la user experience del nostro sito, del nostro prodotto, degli eventuali tempi di attesa: tutti elementi su cui possiamo intervenire per migliorare la customer journey e la crescita del nostro business.
L’esperienza Ninja Academy
Ma l’esperienza del Corso in Growth Hacking è stata anche scambio e confronto tra partecipanti e docenti…
… entusiasmo e divertimento!
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